Malgrado il suo vertiginoso sviluppo, il pensiero scientifico del Novecento ha mostrato il suo maggiore limite proprio nell’approccio alla conoscenza dell’individuo. E’ in questo delicato campo di intersezione del pensiero, dove oggetto e soggetto della ricerca coincidono, che la Psicologia è stata chiamata a confrontarsi e a nutrirsi di diverse discipline confinanti: dalle scienze esatte all’estetica, dalla pedagogia alla mistica orientale.
Confronto irto di ostacoli quanto evidentemente fecondo. Ed è in questo senso che ogni ambito teorico e pratico deputato a occuparsi della cosiddetta ‘malattia mentale’ ha contribuito a modificare radicalmente la nozione stessa di ‘soggetto umano’ e l’ampiezza del suo possibile, temibile e auspicabile campo di ‘esperienze’.
Originale equilibrista tra il razionale e l’irrazionale, acuto terapeuta, geniale pensatore, visionario e illuminista, rapidamente osannato e altrettanto rapidamente dimenticato dalla cultura ufficiale, Roland Laing incarna emblematicamente questo complesso crocevia di temi, indicando con la sua ricerca inesausta ed il suo tortuoso tragitto umano ed intellettuale una possibile direzione di riflessione, anzi, più di una.
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