La lezione della serenità

MARK EPSTEIN LA LEZIONE DELLA SERENITA’-vallardi 2014-

Il trauma è parte integrante dell’esperienza umana, non risparmia nessuno. Per la retta visione del Buddha Shakyamuni non è fallimento o errore, non debolezza o qualcosa di cui vergognarsi né tantomeno riflesso di un difetto interiore ma solo un fatto della vita, anzi la pace interiore si raggiunge proprio attraverso un approccio realistico alle paure e incertezze che ci pervadono, anche accettando non vi sia fuga possibile dal dolore. Tutto sta nel trovare quell’atteggiamento in cui non ci si stressa per troppo impegno né ci si rilassa totalmente. Per il Buddismo visto da Epstein infatti non c’è tanto un’identità da trovare quanto l’imparare a gestire l’accumulo di parti che ci costituiscono, infatti quanto meno siamo preoccupati del nostro stato, quanto più percepiamo semplicemente l’unità di mente e cuore, tanto più possiamo comprendere il trauma in una visione realistica, che anzi rallegra il cuore. Considerando la naturale complessità dell’esistenza, come il fatto che anche le esperienze più piacevoli e gratificanti possano contenere in sé una certa dose di insoddisfazione, l’accettazione del trauma può risultare la chiave per una scoperta di sé che miri a un’accettazione più profonda. Nel desiderio di essere normali tendiamo tutti a dimenticare antichi lutti, ferite traumatiche originarie, profondissime emozioni che comunque ci governano, spesso inconsciamente dunque per uscire dai traumi non c’è altra scelta che passarci in mezzo. Questa è la semplice verità che ci permette di uscirne, non la negazione, non l’esagerazione. Chiave di volta è l’attenzione nuda a ciò che succede dentro di noi in momenti consecutivi di percezione, ciò ci permette di affrontare la nostra paura più intima del dolore, come in fondo della felicità, poiché il mondo resta per tutti, una casa in fiamme. “La natura bruciante e volatile della realtà non è patologica, afferma; esiste e basta. Se create un’atmosfera di sintonizzazione e sensibilità dentro di voi, capace di imitare l’atteggiamento emotivo di un genitore amorevole, il dolore e la sofferenza non solo diventano sopportabili, ma sono destinate a svanire”.

Spesso le persone traumatizzate restano con un senso di singolarità che crea un divario tra la loro esperienza e la realtà consensuale degli altri, dunque la capacità di comunicare un’esperienza può renderla meno traumatica attenuando il senso angoscioso di estraneazione e solitudine, “quando continuiamo a ripetere a noi stessi che le cose dovrebbero andare in un certo modo, rafforziamo la paura dalla quale stiamo cercando di liberarci. Sondare invece, le fratture che solcano il vissuto ci permette di immergerci maggiormente nella realtà. Cominciamo allora a cogliere la rete fragile nella quale siamo tutti avviluppati, e possiamo perfino tendere una mano per aiutare chi se la sta cavando peggio di noi”. L’evento traumatico può dunque costituire parte integrante del nostro risveglio, permettendoci di reintegrare le parti dissociate del nostro più intimo sé. Il sollievo giunge dunque quando permettiamo anche agli aspetti spiacevoli del nostro sentire e della nostra esperienza di occupare il loro legittimo spazio: lo stesso Shakyamuni è vittima della morte prematura di sua madre e abbandona sua moglie e il figlio neonato per dedicarsi alla ricerca, infliggendosi ogni forma di negazione, replicando il proprio trauma e rendendosene conto solo dopo anni. Ma questo lo aiuta a riconoscere il dolore negli altri, diventando così -per Epstein- il primo terapeuta della storia. Soffocare un sentimento negativo ci preclude infatti il contemporaneo accesso alla gioia all’amore e all’empatia che ci rendono umani e questa integrazione è di per sé nuovo impulso nella strada per l’illuminazione, che ci porta a scoprire di essere noi per primi portatori di quella fiducia e quell’amore che sentivamo perduti, strappati via, finalmente liberi di non opporre resistenza a quella fragilità che è costituiva della vita stessa e apre alla compassione verso gli altri. “Quando i nostri traumi sono esposti, quando gli sforzi per resistervi, negarli, superarli o perfino assecondarli cessano, alcosa d’inaspettato. Si manifesta spontaneamente un legame analogo a quello esistente nella coppia neonato-madre. Inizia a soffiare un vento dorato”. E con il Buddha impariamo ad esplorarlo senza timori, scoprendone la dolcezza di brezza.

dicembre 6, 2018

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