A BOTTA CALDA 1. L’IMMENSA TRISTEZZA L o scorso anno partecipo di questa stagione ad un convegno a Milano, organizzato dall’ottima associazione Ateatro, coordinato da Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino e, nell’ambito di una ricerca sulle buone pratiche sul Teatro in Italia ho il piacere e l’onore di poter parlare della nostra piccola associazione di teatro in casa, Desperate Houseactresses. Il clima è dinamico, vivace, la sala gremita, gli addetti ai lavori interattivi e preparati, la qualità degli interventi alta e creativa. Per la prima volta si ripete l’esperienza a Roma, Teatro Argentina, entro, la sala immensa è buia e vuota. Tutto appare già ad un primo impatto fiacco e svogliato. Pochi minuti dopo di me, durante l’intervento di Giuseppe Piccioni entrano Servillo e Sorrentino, il commento istantaneo e udibile è “Che tristezza”… Dopodiché i due svolgono il loro intervento eccelso, arguto, profondo, motivato, prendono l’applauso e vanno via. Una mia amica, attrice seria, professionale, cortesemente, si avvicina a Servillo per domandargli (ma lui non lo saprà mai e sicuramente comunque non lo interessava) la sua disponibilità per un eventuale intervento in uno stage di recitazione serio, pagato etcetc. Lui dice solo: “parli con quella signora”, la mia amica arretra di un passo e con la stessa gentilezza prova a formulare la domanda ma la signora la blocca scontrosa e insieme paradossale: “sono un medico”. E va via. Strano? Ma noooo! Lo fanno tutti. Roma. Io sono contenta quando vedo cari amici o buoni conoscenti guadagnare un millimetro di celebrità solo per vederli rispondere “Grazie, prego, buongiorno, arrivederla…”, va benissimo anche un “Mi scusi, la ringrazio dell’interesse ma purtroppo al momento ho altri impegni”. Cos’è che rende così perdente, così spaventoso un minimo cenno di umanità nel contatto più blando? I giovani vengono a Roma per lavorare nello spettacolo. A Roma nello spettacolo lavorano circa quindici persone molto pagate per ogni categoria (attori, scrittori, sceneggiatori, registi etcetc) gli altri no. Spesso quelli che salutano e ringraziano vengono scartati di default, il talento non c’entra nulla, paradossalmente anche le raccomandazioni sembrano contare meno della scortesia ai fini di essere considerati fighi dunque atti a lavorare ad alti livelli. Ragazzi, non venite a Roma, non vale la pena, a meno che non siate molto forti di cuore e privi di sogni. C’è stata un’esperienza, quella del Teatro Valle occupato, che ha cercato di ridurre questo scarto vergognoso, che ha invitato a parlare con tutti noi Peter Stein, Dario Fo, Franca Rame (tanto per restare sulle figure di livello mondiale) ma anche tantissimi meravigliosi artisti contemporanei, pieni di voglia di fare. Malgrado i suoi tanti problemi questo sapore lo aveva creato. Ora è stato sgomberato in attesa di confusi reindirizzamenti… L’ordine pubblico resta la cosa più importante, anche nell’Arte, no? La grande tristezza di un Argentina vuoto chi l’ha creata se non la nostra città sempre più cafona, vuota, disperata e purtroppo convinta di essere ancora la patria potente ed esclusiva di ogni meraviglia?