Di cosa parliamo quando parliamo di sesso? C’è qualche differenza sostanziale nel linguaggio di chi affronta la narrazione del sesso gay piuttosto che lesbico o eterosessuale?
Alla prima domanda esistono risposte multiple. Tutte ugualmente necessarie: di amore, depressione, potere, compulsione, controllo, mancanza, romanticismo, beatitudine, nevrosi, annientamento, conforto… e la lista potrebbe occupare almeno questa intera pagina. Alla seconda domanda la risposta è semplicemente “Sì”. Anche solo per cristallizzazione antropologica o licenza culturale, tra due maschi il “cazzo” non è un “pene” e il “buco del culo” sostituisce efficacemente ogni possibile “ano”. Esiste poi una terminologia specificatamente gay, come “rimming”, “doggy”, “bears”, che raramente viene codificata dalla letteratura, pur avendo così rilevante importanza nella vita quotidiana di milioni di persone. Il romanzo di Mariano Lamberti, “Una coppia perfetta- l’amore ai tempi di Grindr” edito da GoWare, ha in primo luogo il merito di disseppellire coraggiosamente alla luce una gamma di declinazioni dell’amore raramente narrate. Parlo di amore perché il secondo merito del racconto è esattamente quello di farne trapelare la luce, sebbene livida, tra le pieghe oscure del desiderio meccanico, tra amplessi frettolosi e disumanizzati, squallore, sorridenti selfie di facciata ostentati sulle pagine Fb ad uso degli amici. Non a caso Marco, uno dei due protagonisti è un pubblicitario, talentuoso ed efficiente nel suo lavoro di immagini, mentre il tenero partner Alex, in qualità di infermiere non sottrae il proprio cuore al contatto con la fragilità e il dolore.
Sono i due una coppia perfetta in apparenza, integrati in famiglie nevroticamente normali, invidiati dagli amici e testimoni di un’intesa sigillata da una convivenza che si nutre di non detti, abitudini consolidate e un’intesa sessuale infrangibile, una sorta di sadomasochismo illuminato, perché complice e potente. Solo quando Alex decide di aprire gli occhi di fronte ai continui tradimenti di Marco, quando accetta di contattare la zona d’anima che a questa promiscuità accettata solo sulla carta si ribella, che gli equilibri cambiano vorticosamente, svelando le occhiaie scure della depressione e dell’incapacità di amare di Marco, rinforzando Alex in una vittoriosa spirale di presa di possesso della vita, attraverso il suo fascino indiscusso e violato. Come in ogni relazione di amore sconvolta da nuove domande, l’ordine è interrotto e le due vite prendono apparentemente dimensioni diverse, più consone al proprio ritmo personale, alle reciproche pulsioni di ordine e caos.
Eppure qualcosa manca, nei mesi, negli anni che li dividono… la passione, l’estasi misteriosa, audace, integra, proprio quel prepotente richiamo d’anima che nessuno dei due sembra essere in grado di colmare attraverso altre labbra, altri corpi, che urla un richiamo silenzioso malgrado il viaggio agli inferi della discesa nelle proprie zone più opache, fino a tagliare il filo del rasoio affilato della stessa motivazione alla vita. Quella che né un nuovo amore, né la soddisfazione professionale, né il riconoscimento delle famiglie sanno accontentare. Ed è qui che, con un’impudica piroetta di contemporaneità, la storia oltrepassa il confine della scorribanda pasoliniana, come del mirabile aggiornamento che ne ha fatto Walter Siti, osando, tra marchette, sesso virtuale, desolazione, acconsentite disparità, suggerire lo spiraglio di un incontro sincero, adulto, consapevole ma soprattutto paritario tra due esseri umani, maschi.
L’amore forse nonostante. Quello che precede ogni richiesta di diritti, e che fatica a sprizzare tra le pagine di tanta narrativa contemporanea, forse troppo preoccupata di fotografare con accuratezza la cronaca dei quotidiani e che Mariano Lamberti spreme a forza dalle pieghe oscure del presente, regalandoci una storia disperatamente romantica, attraverso il linguaggio crudo ed essenziale che tale impresa inevitabilmente richiede. Quasi un’inchiesta sull’anaffettività che ci circonda e sui dislessici balbettii del suo agognato, immancabile contrario.
Notevole ed evocativa la copertina di Andrea Germo Leo.